venerdì 18 maggio 2012
"Stones grow her name"
Partiamo dal principio.
Io amo i Sonata Arctica, e direi che si è capito, visto che ho fatto i debiti per andarli a vedere dal vivo non una, ma ben due volte (la seconda non l'ho recensita, pardon). Amo la voce di Tony Kakko, e il suo modo di scrivere le canzoni, anche se odio il fatto che più e più volte mi sia ritrovata in quei testi quando mi mancavano le parole per spiegare il mio stato d'animo in determinate situazioni (se conoscete le loro canzoni più famose, credo che possiate avere un'idea generale di quello che sto dicendo). Amo gli assoli di chitarra di Jani Liimatainen prima e di Elias Viljanen poi (per Elias parlo degli assoli nei concerti, visto che negli album non ce n'è quasi traccia), le instancabili gambe di Tommi Portimo sui pedali della doppia grancassa, i plettri rotti sulle corde del basso di Marko Paasikoski (oltre che i suoi occhi del colore del ghiaccio, ma è un dettaglio) (sì, usa il plettro... E' uno schifo, per un bassista, ma non ci posso fare niente, lo adoro lo stesso) e le stupide improvvisazioni di Henrik Klingenberg con la sua coloratissima keytar. Ed è colpa loro se mi sono avvicinata al metal nordico, e ho deciso di intraprendere la (triste) carriera della studentessa di lingua e cultura finlandese (katso merta!*).
Insomma, quando si tratta dei Sonata Arctica sono dannatamente di parte, e anche quando hanno pubblicato i due obbrobri post-Jani ("Unia" e "The Days of Grays") li ho giustificati, dicendo che magari volevano sperimentare, dopo quasi 10 anni di power/epic metal, più adatto agli adolescenti incazzati che ai giovani adulti incazzati. Ed ho pure speso un puzzo di soldi per comprarli, quei due obbrobri. Ed ammetto che qualche canzone mi piace, e a qualcun altra mi sono "affezionata", malgrado tutto.
Adesso l'unica cosa che mi viene in mente è: ma che cavolo è successo?
Mi sono bastate le prime note di "I Have A Right" (il primo singolo dell'album, ndr) per capire che c'era qualcosa che non andava. Tralasciando il video, in cui l'unica cosa buona sono i disegni, e in cui il nuovo stile (parlo di look, non di musica) di Kakko la fa da padrone (ha abbandonato lo stile "lumberjack" dei camicioni di flanella per lo stile "fravecatore"** della canotta "inzevata" [unta, sporca] e del caschetto alla Nino d'Angelo.. Gli mancava solo il panino "sasicce e fiarielli"**...), la canzone è effettivamente brutta: un misto tra una sigla di Cristina d'Avena e una ninna nanna suonata da un carillon (che pure per una canzone sui diritti dell'infanzia è una cosa orrenda), per intenderci; ma (cercando un minimo di giustificazione alla cosa) ho comunque pensato: "Vabè, è il primo singolo. Deve essere più commerciale per ragioni di marketing..."
Ho pazientemente aspettato un mese, tentando inutilmente di dimenticare il motivetto della canzone (che, da brava canzone commerciale, mi è entrata in testa e non ne è più uscita) per poter giudicare l'album nella sua integrità.
Bene, il mese è passato. Oggi c'è la release ufficiale (in Europa, almeno), ma le canzoni già sono online, su youtube e altre piattaforme più o meno ufficiali; e io, ovviamente, ho colto la palla al balzo e l'ho ascoltato.
Non solo "I Have A Right" è pietosa, ma l'intero "Stones Grow Her Name" fa schifo.
Non c'è una sola canzone che si salvi: i testi sono stupidi, le ballads sono banalissime (e tanti saluti a "Shy", "The Misery", "Last Drop Falls" e compagnia bella...), le due nuove "Wildfire" non c'entrano nulla con la precedente (dall'album "Reckoning Night", 2004), e ci sono degli assoli di banjo che non hanno né capo né coda... Sì, avete capito benissimo: assoli di banjo. Quella specie di chitarra usata nei film western dove la gente balla e si ubriaca e sparano colpi a cavolo come se fosse la cosa più normale del mondo (sempre che ci siano veramente scene del genere nei film western.. Non ne ho mai visto uno in vita mia..).
Una cosa è evidente: avendo finito la sfilza di ragazze morte, o che lo hanno tradito, o che non lo cagano manco di striscio, o che lo hanno deluso o che hanno tentato la carriera delle public relationers per non dire altro (molte delle quali coincidono), di audaci guerrieri morti in guerre strane, o esiliati, o troppo shockati per continuare a vivere una normale esistenza, ed essendo ormai il lupo una specie in via d'estinzione (non a caso, l'ultima canzone su tale argomento si chiama "The Last Amazing Grays"), Kakko ha perso gran parte della sua verve creativa.
Citando Maccio Capatonda, "c'è delusione in me".
Negli anni passati ho anche imparato ad apprezzare canzoni stupide, tipo "Black sheep", cercando di vederle in toto, e che quindi tutt'oggi apprezzo, ma quest'album non riesco proprio a farmelo piacere in nessuna salsa.
No, quest'anno il concerto me lo salto. Poco importa se è a Roma. Non mi va di spendere soldi per ascoltare quella roba, né dal vivo, né nel mio stereo. Anche se la carica che mi hanno dato (sia dal vivo che nel mio stereo) difficilmente me l'hanno data altri gruppi. E lo dico pur essendo consapevole del fatto che, non appena le finanze me lo permetteranno, comprerò lo stesso quell'album. Ma per il momento, la mia copia prenderà polvere sullo scaffale del negozio, e non sulla mia mensola.
Ritenta, Tony. Sarai più fortunato (spero).
* "katso merta" significa "guarda il mare".
La lingua neo-finnica, oltre a questa splendida perla, ci regala altri magnifici esempi, come "katso minkia" (guarda il montone, o la pelliccia, a seconda della frase) e "katso sukkia" (guarda le calze).
** Salsicce e friarielli.
Il "friariello" è il fiore del broccolo, che noi napoletani amiamo quasi quanto la squadra del Napoli, specialmente soffritto con un po' di peperoncino e abbinato al suddetto tipo di carne. Il "panino sasicce e friarielli" è il tipico pasto del lavoratore (fravecatore) napoletano (con fravecatore si intende "persona dedita a lavori pesanti", come muratore o contadino), che col tempo è diventato anche un ottimo pasto da picnic o da braciata in compagnia. Se non siete napoletani, non potete capire.
sabato 7 gennaio 2012
"Game of Thrones"
giovedì 3 marzo 2011
"Black swan"
E la mano del regista si sente (è lo stesso di "Requiem for a dream" e "The wrestler").
Thriller psicologico, anche se è quasi al limite dell' "horror" psicologico, poichè resti letteralmente incollato alla poltrona per via dell'ansia che ti mette.
Natalie Portman è a dir poco eccezionale (oscar più che meritato). Tutta la storia è vista dalla sua prospettiva, le sue paure, le sue voglie, i suoi dolori e le sue passioni, e fino alla fine non si capisce cosa sia vero e cosa sia solo frutto della sua immaginazione.
Vincent Cassel è enigmatico: non si capisce quale sia il suo vero scopo, se sfruttare la sua nuova "principessina" per far soldi o farla realmente sbocciare come ballerina.
Anche tecnicamente parlando è fantastico: fotografia e regia sono a dir poco perfette, e non ci si potrebbe aspettare altro da quel regista (se avete visto i due film da me nominati prima avete capito di cosa parlo).
Raramente un film mi ha suscitato tante emozioni tutte insieme.
Lo consiglio vivissimamente, ma solo se siete abbastanza forti sia di stomaco che di fegato: non c'è un minuto tranquillo in tutto il film, nemmeno quando sembra che ci sia un po' di tregua dalle seghe mentali della protagonista, ma è questa la bellezza del film.
Qui potete vedere il trailer.
martedì 16 novembre 2010
The Twilight Saga



lunedì 15 novembre 2010
"Final Fantasy VII: Advent Children Complete"

- Grafica migliore (e fin qui...)
- 20 minuti di film in più, che hanno sicuramente giovato di molto alla storia (prima molto confusionaria) e che collegano meglio il film al gioco, oltre al fatto che si capisce meglio chi cacchio siano Kadaj e Denzel e del perchè Rufus Shinra abbia cercato di fare il doppio giochista all'inizio (cosa abbastanza scontata se conoscete il personaggio, ma almeno adesso la cosa ha un senso logico...)
- Reno e Rude: due personaggi secondari sia nel gioco che nel film, ma che se non ci fossero stati, entrambi ne avrebbero perso parecchio. Intendiamoci, sono due coglioni matricolati, ma non si possono non adorare per questo; e nella versione Complete di AC rendono molto ma molto di più (ed è divertente sentire Elena chiamare Reno "Senpai!" quando lei è centomila volte più valida di lui, come Turk. Ma si sa, in Giappone - ed evidentemente anche a Midgar - l'anzianità è fondamentale)
- La ending: "Safe and sound" rispetto a "Calling" è più bella e il testo (tralasciando il fatto che è in inglese e non in giapponese come la seconda) rende meglio, forse anche perchè nel frattempo è uscito anche Crisis Core e si è capito meglio il ruolo di Zack, che ha un ruolo leggermente più importante nel film (e non più come semplice lupo-che-ogni-tanto-compare-per-poi-svanire-nel-nulla)
- Il sangue. Sembrerà una cretinata, ma finchè è un combattimento in un videogioco ci sta anche che non si veda il sangue, anche perchè capisci che i personaggi si fanno più o meno male in base agli HP che perdono. Ma nel film Tifa, Reno, Rude, Tseng e soprattutto Cloud durante il combattimento contro Sephiroth le prendono di santissima ragione (Cloud viene addirittura sfilettato e infilzato manco fosse un pezzo di prosciutto). E finalmente nella versione Complete compaiono i graffi, colano le ferite, le "comparse" con il Geo-Stigma vomitano e Cloud (detto alla napoletana) si scomma di sangue, rendendo anche un tantino più plausibile il fatto che non ce la fa a combattere contro Sephiroth finchè non si incavola di brutto e va tipo in Status Berserk (considerando anche che la "pioggia miracolosa" di 10 minuti prima l'ha guarito dal Geo-Stigma, a cui quindi non si può più attribuire la sua mancanza di forze).
- Avendo constatato l'effettivo miglioramento dalla versione del 2005 a quella del 2009, la mia domanda è la seguente: ma Nomura ha effettivamente capito che la versione del 2005 era una cagata immane e ha voluto migliorarla o teneva già bell'e pronta la versione Complete e ha aspettato ben 4 anni per farla uscire per il puro gusto di farci un botto di soldi con entrambe le versioni? (Senza contare che la seconda edizione è in Blu Ray, quindi visibile praticamente solo con la PlayStation 3, il che comporta anche il fatto che "tanto vale che compriamo anche Final Fantasy XIII")
martedì 23 giugno 2009
3... 2... 1...
Il che non poteva rendermi più felice, visto l'andazzo degli ultimi giorni.
Sono estremamente entusiasta di annunciare l'uscita (e l'acquisto) di Black Clouds & Silver Linings sul mercato, e dopo averlo ascoltato attentamente per ben 3 volte da ieri notte (il primo ascolto era obbligatorio farlo di notte, con le cuffie da DJ nelle orecchie e il libretto dei testi davanti agli occhi) non posso non ritenermi più che soddisfatta.
Ammetto che per un paio di volte ero caduta nella tentazione di dire "Ca**o, sono caduti nella rete del Gothic Metal!!!!", ma così per fortuna non è stato. Hanno di gran lunga superato quello che è stato (sempre se così si può definire) Systematic Chaos, ritornando un po' alle "origini": in molte canzoni riprendono palesemente loro vecchi successi, come Home o Hollow Years, ma forse anche perchè le tematiche trattate erano grossomodo simili.
Ma sono rimasta piacevolmente sorpresa (anche se non è proprio il termine adatto) da The Shattered Fortress, ultima canzone della saga dei 12 passi di Mike Portoy (i 12 passi che deve affrontare chi si cura da una qualsivoglia dipendenza, nel suo caso l'alcolismo), batterista del gruppo e mio idolo assoluto: è una summa di tutte le altre canzoni, compresa The mirror che funge diciamo da "introduzione" alla saga. In tutte le canzoni (da The Glass Prison a Repentance) vengono ripresi sia riff che parole della canzone precedente della saga: in questa vengono riprese tutte e il finale è a dir poco perfetto, con le campane che segnano l'inizio di The Glass Prison e l'immancabile rullata di batteria che è il "tema" principale di tutta la saga.
Ora, avendo avuto la possibilità (economica, in primis) di comprare la limited edition con 3 cd, ho anche potuto ascoltare le cover che compongono il secondo disco (il terzo comprende le strumentali dell'album), ma non conoscendo, mio malgrado, quasi nessuna delle originali (tranne quelle dei Queen e degli Iron Maiden) non posso ancora giudicarle criticamente (per quanto un'osannatrice dei Dream Theater come me si possa definire critica), ma in generale mi sembrano buone anche loro.
Insomma, appassionati del prog di tutto il mondo, Black Clouds & Silver Linings è davvero un signor album ;-)
martedì 14 aprile 2009
"Tampopo"
Considerando il semplice fatto che era stato consigliato dai nostri prof di giapponese, eravamo abbastanza scettici sul guardare o meno questo film come anche gli altri della rassegna di cinema giapponese organizzata dall'università (avete presente i film di Kurosawa? Ci aspettavamo più o meno quel genere di film). Ma la scelta di "Tampopo" come primo film è stata positiva per attirare quanti più studenti possibili. Peccato per la seconda scelta, "Tokyo Monogatari" ("Storie di Tokyo"), che ha letteralmente decimato le presenze a questa rassegna (e io ho rinunciato ai 2 cfu dopo essermi addormentata solo dopo 10 minuti di questo film).
Dicevo, la scelta di "Tampopo" è stata azzeccata e a dir poco sorprendente, conoscendo i miei prof. Il film è piacevole da vedere, anche se in lingua originale con i sottotitoli, e la storia, anche se a tratti è al limite dell'assurdo, è davvero carina. In molti punti non riuscivo a non ridere come un'isterica.
La storia è di una ristoratrice di nome Tampopo un po' in difficoltà con gli affari. Un giorno, un camionista capita nel suo ristorante e decide di aiutarla a rimettere in piedi l'attività, facendola incontrare con personaggi bizzarri che l'aiuteranno a migliorare la sua tecnica di preparazione del ramen (zuppa di spaghetti e carne).
Oltre alla storia di Tampopo, Goro e gli altri aiutanti, ci sono altri brevi episodi "mangerecci" di vita più o meno quotidiana di Tokyo, che vanno dal più classico (una coppia che fa' sesso usando il cibo) al più assurdo (un gruppo di barboni che si rivela essere un gruppo di intenditori di vini francesi e alta cucina), il tutto riconducente al tema del cibo come momento essenziale della vita, sia nella preparazione che nell'assaporazione dello stesso.
Un'ode allo slow food e al mangiar bene e sano.
Il film si può trovare facilmente anche in Divx, cosa un po' più ardua per i sottotitoli, ma che ho trovato su questo sito: http://www.asianworld.it/cercasub.php
domenica 30 novembre 2008
"Boris"
Serie TV "all'italiana", che io adoro e che non smetterò mai di consigliare a tutti, composta da due serie da 14 episodi, ognuno dei quali dura circa 25 minuti.
Ambientata del backstage di una soap opera (Gli occhi del cuore 2), con il regista Renè Ferretti, grandissimo artista costretto a produrre un prodotto che dire mediocre è dir poco per via della fretta e dei pochi soldi; l'assistente alla regia Arianna dell'Arti; il direttore della fotografia Duccio, costretto a fare una fotografia peggiore di uno spot pubblicitario "altrimenti la gente cambia canale" e per questo frustrato e tossicomane; Alessandro, lo stagista di regia, costretto a fare i lavori più umili e massacranti; Lorenzo, lo stagista di fotografia, detto "lo schiavo"; Itala, la segretaria che passa metà del tempo a farsi i fatti degli altri e l'altra metà ad ubriacarsi; Biascica, il capoelettricista, romanista fino al midollo; Stanis la Rochelle, il divo pagato più di tutta la produzione della serie messa insieme, convinto di essere il miglior attore del mondo; e Corinna, la raccomandata, pessima attrice con un pessimo carattere.
Nella seconda serie compariranno anche Cristina, figlia di un deputato, raccomandata anche lei, che sostituisce Corinna come protagonista, ma che si rivelerà essere peggiore di lei sia come persona che come attrice; e Karin, la "burina" della situazione, entrata nella serie perchè ha saputo gestire i suoi rapporti di letto (imitazione della Ferilli).
Il titolo della serie, Boris, è il nome del pesciolino rosso che Renè porta con sè sul set come mascotte portafortuna.
Nel corso della serie si alternano figure importanti come Corrado Guzzanti (nella seconda serie) che interpreta Mariano Giusti, un attore pazzo (ne "Gli occhi del cuore" interpreta il conte cattivo) il cui hobby è distruggere camerini e appiccare incendi, convinto di aver caricato in macchina Gesù Cristo sulla Roma-L'Aquila, e Padre Gabrielli, prete legato alla camorra che non ha mai tenuto una messa in vita sua, ora agente di Mariano; Massimiliano Bruno interpreta Nando Martellone, comico romano la cui battuta più famosa è "Bucio de culo!", divenuno la vena comica de "Gli occhi del cuore"; Giorgio Tirabassi interpreta Glauco, un amico di Renè, direttore di fotografia che si finge regista di successo; Margot Sikaboniy (la biondina di Un Medico in Famiglia), che interpreta la ragazza di Alessandro; Roberto Herlitzka, interpreta l'attore shakespeariano Orlando Serpentieri, costretto a interpretare Nonno Alberto nella soap per pagare alcuni debiti (il livello di bravura di Serpentieri è nettamente più alto di quello di Stanis e Corinna, perciò Renè lo invita a interpretare il suo ruolo "a cazzo di cane").
Altri personaggi abbastanza importanti, ma marginali nella storia, sono i tre sceneggiatori, visti più volte a fare di tutto (fare i giocolieri, ubriacarsi, parlare al telefono, fare il solitario al pc) fuorchè scrivere le sceneggiature. Quando li si vede effettivamente scrivere, utilizzano i tasti F1, F2 ecc. per scrivere più rapidamente le espressioni che devono assumere gli attori nelle scene (il più delle volte, il tasto scelto è F1: basito).
Boris è una critica bella e buona alla fiction italiana, ai motivi che spingono le varie case produttrici ad intraprendere tale strada e al modo in cui vengono scelti sia il cast che i "lavoratori" (macchinisti, elettricisti, truccatori, ecc.).
Gli attori sono bravissimi, in particolare Francesco Pannofino (Renè Ferretti) e Caterina Guzzanti (Arianna dell'Arti).
Battute storiche, che riecheggiano nella serie:
"Fammela un po'... a cazzo di cane" (una battuta tipica di Renè, nonchè cavallo di battaglia della serie)
"Corinna... Non mi devi rompere il cazzo!!!" (Renè, dopo che Corinna gli ha chiesto perchè deve dire una battuta piuttosto che un'altra dopo un cambio improvviso della sceneggiatura ordinato dalla produzione)
"Qui è un po' tutto troppo italiano" (Stanis, che odia la qualità degli attori italiani, avendo studiato recitazione all'estero)
"Duccio! Che faccio, smarmello?" "E smarmella!" (tipico scambio di battute tra Biascica e Duccio, in cui la parola "smarmellare" indica la completa apertura delle luci di scena, senza che si crei nessun effetto)
"Facciamoli scopare. Così, di botto, senza senso" "Genio!" (due sceneggiatori, in crisi per una scena che non riescono a scrivere, decidono di introdurre una scena d'amore tra Stanis e Corinna)
"Che culo che c'hai che sono eterosessuale. Si ero retrosessuale era tutta un'altra storia" (Biascica, riferito ad Alessandro, mentre questi lo aiuta ad installare un macchinario, mentre tutti in scena sono completamente nudi per convincere Corinna a girare la scena d'amore con Stanis).
Che altro dire? Ah sì: stanno scrivendo la sceneggiatura (vera) della terza serie, che si spera andrà in onda nella prossima primavera su Fox TV. Nel frattempo, scaricatela o aspettate che Rai Tre o La7 comprino i diritti per trasmetterla in chiaro.
sabato 29 novembre 2008
"Twilight"
Purtroppo lo devo ammettere.
Anche io sono caduta nel pozzo di Twilight.
Ammetto di aver letteralmente divorato il libro (in 5 giorni, cosa che non facevo dai tempi di Harry Potter e l'Ordine della Fenice) e di aver visto il film da sola (gratis!!!), ma almeno non ho fatto la fine da me delle tanto odiate bimbeminkia che devono sapere vita-morte-opere-e -miracoli di tutto il cast del film e dell'autrice del libro... Sto addirittura aspettando a comprare gli altri 3 libri (sia per motivi di studio che per mancanza di pecunia), cosa che nessuna delle suddette bm avrebbe mai fatto. Almeno, io ed Edward Cullen in questo ci somigliamo: resistere alle tentazioni.
Andiamo per gradi.
Il libro.
Testo scorrevole, ma banale. Sia in quanto scontatezza della storia (classico amore impossibile) sia per i dialoghi e nel modo di scrivere, ma quest'ultimo difetto glielo lascio passare, visto che la storia è vista dagli occhi della protagonista, una ragazzina di 17 anni.
Malgrado il mio scetticismo, la storia mi ha preso, anche se non ne sono rimasta del tutto soddisfatta. Non sono riuscita a staccare gli occhi dalle pagine nemmeno per un secondo, ma la storia non mi ha coinvolto "in toto", come succede spesso quando leggo.
Unica consolazione: almeno non ho speso un capitale per l'edizione-con-copertina-rigida.
Il film.
Pochissimi tagli rispetto al libro, qualche aggiunta giusto per dare un po' di suspance in più e arricchire le parti un po' più romantiche (sempre se così si possono definire), e qualche battutina che non fa' mai male (il modo in cui è stato rappresentato Charlie, padre "all'improvviso" che tenta di recuperare il tempo perduto con la figlia mi è piaciuto).
Mi è piaciuto anche il fatto che siano stati lasciati i "monologhi" di Bella (la protagonista, nonchè narratrice della storia).
Attori, quasi tutti azzeccati. Forse si potevano applicare un po' di più nella scelta dei compagni di scuola di Bella e in un paio di membri della famiglia Cullen, ma per il resto mi aspettavo davvero molto peggio. Solo Esme me l'aspettavo biondo platino, invece l'hanno fatta castana... Mah, poco male.
In ogni caso, sia il libro che il film li consiglio solo se non avete niente di meglio da leggere/vedere. C'è davvero molto di meglio in giro.
giovedì 6 novembre 2008
"Lezione Ventuno"
Ma almeno mi sono presa un posto in prima fila, mettendomi comoda come meglio potevo (allungando le gambe, accavallandole o incrociandole a seconda dei dolorini sotto alle ginocchia), abbandonando mio padre e la sua (poca) vista nella terza fila.
Il film, grazie al quale sono riuscita a vedere Baricco-Dio-in-Terra di persona, è stato a dir poco sublime. Oltre a vedere John Hurt impersonificare uno dei miei personaggi baricchiani preferiti (il Prof. Killroy), l'intero film non è altro che la trasposizione su pellicola degli scritti di Baricco. Era come se le parole scritte su carta prendessero vita, come se qualcuno leggesse ad alta voce un suo libro.
I personaggi del film parlano come i personaggi "di carta": ti catturano con le loro parole, ma questa volta anche con i loro gesti e le loro espressioni. Il mondo fantastico in cui la "lezione ventuno" del professor Killroy prende vita e il fatto che i personaggi ogni tanto parlino nella telecamera non è altri che la verificazione di una delle tecniche di scrittura favorite da Baricco: le diverse chiavi di lettura di uno stesso argomento ("City" ne è un esempio), di cui gli stessi protagonisti si fanno anche narratori.
Anche i personaggi ottocenteschi che compaiono ogni tanto sono una delle cose più geniali che abbia mai visto in un film, specialmente quelli nudi con la pelle imbianchata dalla cipria e le parrucche femminili tipiche di quell'epoca.
Anche nella pellicola, Baricco riesce a catturare la tua anima e farla perdere per quei brevi istanti in quel mondo che lui ha creato. Solo che adesso, l'argomento è più intellettuale: in poco meno di due ore, riesce a farti capire che la Nona Sinfonia di Beethoven non è questo grande capolavoro come tutti lo conosciamo. Cioè, non dice che è orribile, che fa schifo e che sarebbe stato meglio che Beethoven si fosse dato all'ippica piuttosto che alla musica, ma ti fa' ragionare sul modo in cui oggi noi tutti valutiamo l'arte e tutte le cose che ci circondano: se tutti dicono che è bella, allora lo è di sicuro. Così si viene a perdere il vero messaggio dell'arte, cioè che deve suscitare delle emozioni. Ad esempio: noi diamo per scontato che la Monna Lisa di Leonardo sia un capolavoro inestimabile, e lo diamo per scontato, ma nel momento stesso in cui ce la troviamo davanti ne restiamo fortemente delusi (non è più grande di una foto ingrandita). Io per prima lo sono stata, quando l'ho vista due anni fa al Louvre. Mi ha, anzi, lasciato un'impronta molto più marcata La Vergine delle Rocce (sempre per rimanere in tema).
Lo stesso discorso vale per la Nona.
Come ho già detto, è un film "intellettuale", di quelli che andrebbero visti almeno un paio di volte per essere capiti a fondo (purtroppo non ce l'ho fatta in tempo a vederlo la seconda volta, visto che due giorni dopo che ero andata al cinema l'avevano tolto...), ma già alla prima ti cattura.
Baricco è eccezionale anche come regista. Molte riprese e molte scene credo che siano quasi impensabili, soprattutto in un ambiente come le montagne innevate, in cui avviene quasi tutta la storia (bellissima, nella scena iniziale, la bara che viene trasportata da degli uomini che pattinano sul ghiaccio). Gli attori, anche questi, eccezionali (Noah Taylor, il protagonista, in primis).
E' un film che ritengo essere stato molto sottovalutato, almeno in Italia (come tutti i film "di qualità", che siano italiani o no). Spero tanto che all'estero abbia più successo.
"Io uccido"
A grandi linee, la storia è ben sviluppata, e se vogliamo anche intrigante. Faletti (che ho scoperto da poco essere l'attore che interpreta il prof stronzo nel film "Notte prima degli esami" XD) scrive bene, anche quando da' vita a personaggi minori, che magari compaiono in un solo capitolo: li sviluppa e ti lascia coinvolgere anche nei loro stati d'animo e nella loro personalità, scrivendo in terza persona i loro pensieri.
E' anche molto intrigante il rituale con cui l'assassino sceglie le proprie vittime, lascia indizzi e poi le uccide, lasciando come marchio la scritta "Io uccido" col sangue delle vittime.
Nota positiva: al di là della storia e al modo di scrivere (elemento per me essenziale in un libro), ci sono anche molte frasi che secondo me devono essere messe nell'albo delle citazioni famose, come queste:
- "Sai, Nicolas, a volte, quando penso alle cose che succedono nel mondo, cose come questa, come il World Trade Center, le guerre e tutto il resto, mi viene da pensare ai dinosauri. [...] Da un sacco di tempo tutti si affannano a cercare di capire il motivo della loro estinzione. Si chiedono perché questi animali che dominavano il mondo di colpo siano scomparsi. Forse fra tutte le spiegazioni la più valida è anche la più semplice. Forse sono morti perché sono impazziti tutti quanti. Proprio come noi. Ecco cosa siamo, nient'altro che dei piccoli dinosauri. E la nostra pazzia prima o poi sarà la causa della nostra fine".
- Alzò gli occhi verso il cielo senza nuvole. I gabbiani giravano in alto, adesso, a osservare gli uomini e a cacciare i pesci. Erano gli unici punti bianchi in quell'azzurro addirittura sfacciato. La giornata era fantastica. Da quando era iniziata tutta quella storia, sembrava che il tempo avesse deciso di non curarsi delle miserie umane e proseguire verso l'estate per conto proprio. Non una sola nube era venuta, neppure per un istante, a colpire il sole. Pareva che qualcuno, da qualche parte, avesse deciso di lasciare agli esseri umani, e solo a loro, la gestione della luce e del buio. Signori e padroni delle propie eclissi.
- C'era una clessidra rotta nelle nebbie del suo sonno, un tempo sommerso dalla sabbia che si era sparsa nella sua memoria. Qui, nel mondo reale, quella clessidra continua a ruotare sul suo asse e nessuno la romperà mai. Andranno in frantumi le illusioni come da sempre succede, ma quell'infrangibile clessidra no, continuerà a girare all'infinito, persino quando non ci sarà più nessuno a contare il tempo che sta segnando.
- "Silenzio assoluto. Tutto tace. Dopo un attimo di luce, stiamo di nuovo dando la caccia alle ombre. C'è la polizia di mezza Europa che sta correndo dietro alla sua stessa coda e, come diceva il commissario Hulot..." [...] "...sotto a una coda ci trovi solo un buco del culo"
Solito vecchio brodo, insomma, che qui viene estremizzato fino a risultare antipatico.
Per il resto, è una buona lettura, scorrevole e piacevole.
giovedì 9 ottobre 2008
"Mamma mia!"
La prima impressione che si ha è di un film banale con una storia altrettanto banale, ed effettivamente è così all'inizio del film. Ma a mano a mano che la storia si sviluppa, gli intrecci e le coincidenze (?) si fanno via via più divertenti e la storia assume un non so che di fantastico (grazie anche agli splendidi paesaggi dell'isoletta greca in cui è ambientato il film).
Meryl Streep è a dir poco eccezionale. Il modo in cui canta e balla a modo suo le canzoni degli Abba è accattivante (ammetto che in parecchi momenti del film mi sono scoperta a cantare sottovoce con un sorriso a 32 denti stampato sulla faccia), ma quando indossa i panni della cantante pop anni '70, con abiti (e scarpe!) dell'epoca, da' il meglio di sè.
Anche i tre "maschioni" in questione (Pierce Brosnan, Colin Firth e Stellan Skarsgard) non sono da meno.
I momenti più esilaranti sono certamente il momento in cui vengono cantate le canzoni "Mamma mia!", "Dancing queen" (il momento più bello del film in assoluto) e "Super Trouper".
Carine anche le comparse degli stessi componenti degli Abba all'interno del film.
Direi che con questo film gli attori si siano reinventati totalmente. Non credo che per loro sia stato facile entrare in quei personaggi, anche se le parti erano abbastanza semplici. Sono tutti attori abbastanza "impegnativi", e interpretare dei ruoli così "frivoli" deve essere stata una grande avventura. In più, direi che si sono divertiti alquanto a girare questo film.
Che altro dire? Andatevelo a vedere!
domenica 28 settembre 2008
"Burn after reading - A prova di spia"
La trama, almeno nella prima metà del film, è abbastanza confusa e senza particolari sviluppi, ma nella seconda metà gli intrecci si risolvono (almeno per chi è "al di qua" dello schermo) e comincia ad esserci anche una vena comica (sempre per chi è "al di qua" dello schermo) che rende il film piacevole nella sua complicatezza.
Gli attori si dimostrano eccellenti (John Malkovich, George Clooney e Tilda Swinton in primis), e sono riuscita addirittura a sopportare Brad Pitt: primo perchè ha un ruolo che (almeno secondo me) lo rispecchia in tutto e per tutto (tutto muscoli e niente cervello), secondo perchè muore per primo.
Ammetto di essere stata scettica quando era stato deciso di andarlo a vedere, ma l'alternativa era passare un sabato sera chiusa in casa davanti allo schermo del pc; alla fine si è rivelata un'ottima scelta.
Il film è davvero piacevole, e ve lo consiglio (anche se lo ritengo uno di quelli che bisogna vedere almeno due volte per capirlo appieno). Anzi, vi consiglio di andarlo a vedere con qualcuno, perché è uno di quei film che vanno discussi a mente fresca.