giovedì 23 aprile 2009

22/04/2009: Concerto Stick Men (Tony Levin, Pat Mastellotto, Michael Bernier)

Che dire... assolutamente SPLENDIDO!!!
Un concerto così credo che non lo vivrò mai più in vita mia (anche se aspetto di vedere i Sonata e i DT per confermare)... E pensare che non volevo nemmeno andarci più (non smetterò mai di ringraziare "mio marito" per aver cercato di dissuadermi fino all'ultimo).
Il fatto che fossi solo io ad andarci mi ha demoralizzato un po', malgrado abbia venduto un rene e parte della mia salute (e del mio piede) per trovare il biglietto, e fino all'ultimo avevo sperato in una mia amica, nel gestore della mia palestra, in mio cugino e in mio cognato, ma mi hanno appeso tutti, e mi ero fatta prendere dallo sconforto (senza considerare mio padre, che non voleva mandarmi da sola... non per il concerto, ma perchè la stazione della cumana più vicina al luogo del concerto è pericolosa -_-'' cioè, viviamo nella zona più pericolosa di Napoli e non mi è ancora successo niente [*grattata*]).
Poi, 6 ore prima del concerto mio fratello mi dice che sarebbe venuto anche lui, anche se non gli andava per niente di spendere 22 euri per un concerto (ovviamente si è ricreduto).

Arriviamo al Palapartenope circa 40 minuti prima dell'inizio del concerto.
Non trovando nessuno all'ingresso pensavamo che i cancelli fossero stati aperti da parecchio e che avremmo faticato a trovare posto (NB: avevo anche messo un paio di scarpe dalle zeppe a dir poco spropositate, temendo di non riuscire a vedere nulla). Invece, siamo davanti ad una fila pressocchè inesistente (6 persone compresi noi due) davanti ai cancelli chiusi. Per un po' di tempo, abbiamo creduto che il concerto sarebbe stato annullato, ma poi aprono i cancelli.
Dopo aver cercato per qualche minuto dove si trovasse la Casa della Musica (esattamente dietro al teatro Palapartenope) approfittiamo del fatto di essere arrivati tra i primi e ci sistemiamo nei posti (a sedere) in primissima fila, al centro (cosa che ha reso totalmente inutile le zeppe spropositate di cui prima, per la gioia della mia schiena). Per passare il tempo, scommettevamo su quante persone sarebbero venute al concerto: scommessa vinta da me, visto che avevo detto 50 e lui 100 ed effettivamente eravamo 42 persone.

Il concerto inizia con 10 minuti di ritardo (quindi si può dire che fossero ancora puntuali) e subito il gruppo gioca tutte le sue carte. In circa due ore gli Stick Men hanno suonato pezzi del loro nuovo album, qualcosa dei King Crimson e improvvisato un po', scherzando anche con noi con il nome di un loro pezzo (Soup-qualcosa).
Levin parla un italiano a dir poco perfetto, e in più il fatto di trovarci in primissima fila (praticamente sotto il suo naso) ci ha permesso di interagire direttamente con lui e gli altri due (Mastellotto, il batterista, guardava sempre e solo mio fratello, mentre Levin mi chiedeva di confermare le pronunce in italiano).

Sprecherei solo tempo a descrivere l'immensa bravura di Levin (se non lo conoscete, siete degli eretici!), quindi mi concentro sugli altri due.
Micheal Bernier è lo stick-man più giovane del mondo, e secondo le stesse parole di Levin usa una tecnica molto strana e particolare per suonarlo (a mio avviso, eccezionale). Alternava l'uso del tapping e della "schitarrata" con una rapidità e una scioltezza che dire impressionante è dir poco, come se lo stick fosse uno strumento facile da suonare quanto il flauto che si usa alle scuole medie. In più, ha una voce molto profonda che non ti aspetteresti mai da un ragazzo della sua età, diciamo l'effetto che fece a suo tempo Jim Morrison: piccolo e magro ma con la voce baritonale.
Pat Mastellotto è come Levin uno dei componenti dei King Crimson. I due suonano insieme da 15 anni (lo stesso Mastellotto disse: "Non sono abbastanza!") e per quanto mi riguarda potrebbe tranquillamente essere paragonato a quel mostro di Mike Portnoy quanto a bravura. La batteria era abbastanza complessa (lo circondava completamente), e non contento di suonare in controtempi assurdi (motivo del paragone con il mio adorato Mike), usava contemporaneamente un computer per gestire gli effetti sonori, i riverberi dei suoni e non so cos'altro. In poche parole, un mostro.

A fine serata, visto che eravamo in pochi (di meno rispetto a quanti hanno effettivamente seguito il concerto), si sono fermati per qualche minuto per firmare autografi e fare due chiacchere.
Levin disse che era sorpreso del fatto che praticamente tutti parlassero inglese (in realtà anche io), così si è tranquillizzato e si è sciolto in una bella parlantina spedita, parlando sia del fatto che suona lo stick relativamente da poco, che sapeva che sarebbero venute o tantissime o pochissime persone a questa serata (cosa che gli succede praticamente ogni volta che viene in Italia) e altro ancora.
Mentre mio fratello chiacchierava con Mastellotto (diventato suo nuovo idolo), io mi sono intrattenuta un po' di più con Levin e Bernier i quali si scusavano con noi del fatto che all'inizio avessero sbagliato l'attacco tra una canzone e l'altra per motivi tecnici. A quel punto, gli ho detto: "Credo che sia la cosa più bella per un musicista il fatto di poter sbagliare: li rende umani" e lui mi ha ringraziato per lo splendido complimento stringendomi calorosamente la mano ( la mia faccia subito dopo era questa: *___*), poi mi ha chiesto come facesse una ragazza della mia età a conoscerlo (visto che l'età media lì era di 30-40 anni) e gli ho confessato di averlo conosciuto grazie a Liquid Tension Experiment (il suo progetto con i Dream Theater) e lui mi ha detto: "Tranquilla, loro sbagliano anche più di me" (non so se esserne contenta o meno: quest'affermazione ha sia reso Rudess, Petrucci e Portnoy "umani" ai miei occhi, ma al contempo mi ha quasi fatto crollare un mito..).

Me ne sono andata a malincuore da lì, ma si era fatto davvero tardi, e sia io che mio fratello dopo l'adrenalina da concerto vissuto in prima fila (cosa che dubito mi ricapiterà mai nella vita) e la forte emozione di aver parlato con uno dei miti viventi della musica eravamo a dir poco distrutti.

Tornati a casa, mi sono messa un po' al pc perchè volevo ringraziare "mio marito" del fatto di avermi convinto ad andare (mi aveva convinto ad andarci anche da sola perchè poteva anche darsi che sarei riuscita a fare qualche conoscenza interessante) e per salutarlo, visto che di lì a poche ore sarebbe partito per il Giappone (invidia a mille).







Domani comincia il ComiCon, e devo ancora finire il costume, tanto per cambiare.
Vi aspetto alla sfilata di domenica. Partecipate in tanti, che quest'anno gli AnimeBoarders daranno il meglio (o peggio?) di sè ^__^

martedì 14 aprile 2009

"Tampopo"

Per la gioia dei miei amici giappofili dell'università, ho finalmente visto il film "Tampopo", che loro avevano già visto più o meno un anno fa all'università, mentre io ero allegramente a Disneyland.

Considerando il semplice fatto che era stato consigliato dai nostri prof di giapponese, eravamo abbastanza scettici sul guardare o meno questo film come anche gli altri della rassegna di cinema giapponese organizzata dall'università (avete presente i film di Kurosawa? Ci aspettavamo più o meno quel genere di film). Ma la scelta di "Tampopo" come primo film è stata positiva per attirare quanti più studenti possibili. Peccato per la seconda scelta, "Tokyo Monogatari" ("Storie di Tokyo"), che ha letteralmente decimato le presenze a questa rassegna (e io ho rinunciato ai 2 cfu dopo essermi addormentata solo dopo 10 minuti di questo film).

Dicevo, la scelta di "Tampopo" è stata azzeccata e a dir poco sorprendente, conoscendo i miei prof. Il film è piacevole da vedere, anche se in lingua originale con i sottotitoli, e la storia, anche se a tratti è al limite dell'assurdo, è davvero carina. In molti punti non riuscivo a non ridere come un'isterica.

La storia è di una ristoratrice di nome Tampopo un po' in difficoltà con gli affari. Un giorno, un camionista capita nel suo ristorante e decide di aiutarla a rimettere in piedi l'attività, facendola incontrare con personaggi bizzarri che l'aiuteranno a migliorare la sua tecnica di preparazione del ramen (zuppa di spaghetti e carne).
Oltre alla storia di Tampopo, Goro e gli altri aiutanti, ci sono altri brevi episodi "mangerecci" di vita più o meno quotidiana di Tokyo, che vanno dal più classico (una coppia che fa' sesso usando il cibo) al più assurdo (un gruppo di barboni che si rivela essere un gruppo di intenditori di vini francesi e alta cucina), il tutto riconducente al tema del cibo come momento essenziale della vita, sia nella preparazione che nell'assaporazione dello stesso.
Un'ode allo slow food e al mangiar bene e sano.

Il film si può trovare facilmente anche in Divx, cosa un po' più ardua per i sottotitoli, ma che ho trovato su questo sito: http://www.asianworld.it/cercasub.php
Consigliatissimo a tutti, giappofili e non.

...e in più, l'attore che interpreta il personaggio di Goro ha lo stesso fascino del prof. Oue (uno dei miei prof di cui sopra).

mercoledì 8 aprile 2009

Sarà la volta buona?

25 novembre all'Alcatraz di Milano...
Riuscirò a vedere il mio beneamato Tony (Kakko, dei Sonata Arctica) dal vivo???

Lo scopriremo solo nella prossima puntata di: Takochan e l'impossibilità di andare ai concerti


Intanto, mi vado a vedere Tony Levin. Almeno lui viene a Napoli, ecceccacchio!