lunedì 18 giugno 2007

Tanti ricordi...

Ripensando al film del precedente post, che ormai è diventato l'unico argomento all'ordine del giorno (per la serie "W l'originalità, NdR), l'altro ieri stavo pensando ad una cosa.
Io non ho mai goduto appieno di una vera e propria vita scolastica. Non ho mai avuto dei veri e propri amici all'interno delle classi che frequentavo, ma solo "compagni di scuola" con cui condividevo la vita di quelle quattro mura scolastiche per quelle 5 o 6 ore quotidiane, ma poi passavo il resto della giornata con altre persone, anche se magari erano della scuola stessa, ma che erano comunque di uno o anche due anni più avanti, o se erano del mio stesso anno erano di un'altra sezione.
Non so se lo facessi per snobberia o perché non ne avevo voglia, ma ripensandoci adesso quasi rimpiango non aver avuto legami più profondi con i miei compagni di classe. Non che rimpianga loro, certo, ma quelle situazioni che si vengono a creare solo quando i tuoi amici più cari sono nella tua classe, come filoni, o gruppi di studio, o cose simili. Cose che si possono fare solo con i tuoi compagni di classe.
Ripensando ai miei cinque anni di liceo, l'unica vera amicizia che ho avuto è stata con il mio attuale migliore amico e un altro paio di persone che se vedo un paio di volte all'anno è tanto (Papi/Zio e Ciokki a parte).
Nella vecchia classe, i gruppetti si erano già formati da tre anni, dato che tutti provenivano dalla stessa scuola media (alcuni addirittura dalla stessa classe), mentre in questa in cui dovrò l'esame sono entrata a far parte di un gruppo diciamo "d'elite" (11 persone in una classe.. fate un po' voi, NdR) in cui non mi ci ritrovavo per un motivo o per un altro; e in entrambe le scuole ho finito col far amicizia con persone di altre classi, addirittura a innamorarmi e fidanzarmi con una di queste, e a trovarmi inserita in un altro contesto a me quasi estraneo (la classe del mio ragazzo), in cui ho ritrovato la stessa identica situazione delle classi che ho frequentato. Non che mi sentissi esclusa o mi escludessero, questo mai, anzi, dovrei dire l'esatto opposto. Solo, che ogni volta mi sento come un'estranea. Loro hanno ben 5 anni di amicizia alle spalle, passioni e progetti in comune, serate passate a ridere e ubriacarsi, mentre io con loro condivido solo la "conoscenza" (lo metto tra virgolette perché non so in che altro modo esprimermi, NdR) di una persona, che con me condivide certe cose, mentre con loro altre. Non so se sarebbe stata la stessa cosa se per un fortuito caso mi avessero messa nella sua classe, quando ho fatto il trasferimento alla nuova scuola, ma quando ci penso, credo che molto probabilmente avrei legato molto di più con loro che con altre persone. Sono la classe che ho sempre desiderato, unita non solo dallo studio, ma anche dalle passioni, che sono le stesse che ho anche io.
So che ormai è inutile piangere sul latte versato, ma non posso fare a meno di pensarci.

mercoledì 6 giugno 2007

L'ultimo giorno di scuola

Mi viene in mente solo una cosa, in questo momento: quella frase che il protagonista del film "Notte prima degli esami" dice all'inizio, quando si sente il suono della campanella e tutti gli studenti si fiondano fuori dalle aule.
Ora non me la ricordo esattamente, ma il senso di liberazione che descriveva in quella frase è lo stesso che ho provato oggi. Una sensazione paradisiaca, come a voler dire "Andatevene tutti a fare in culo!!!!"; e in quell'atmosfera di liberazione, l'ultimo sfizio si doveva togliere: scrivere "ADDIO" a caratteri cubitali nel bagno delle ragazze con l'uniposca nero.
L'ultima tragedia, prima della tragedia finale, è andata.
Quella sensazione che si ha solo stando nel corridoio della scuola, mentre aspetti che i tuoi amici escano per salutarti, o magari sei tu che aspetti che loro escano nell'ora successiva, per poter fare per l'ultima volta insieme quei 3 piani di scale che hai tanto odiato (specialmente dopo 7 minuti di salita a pendenza 30%), parlottando di qualche brutto voto o qualche botta di culo, poi giù nella piazzetta dove passavi quei pochi minuti prima di affrontare la giornata scolastica mangiando un cornetto al cioccolato, per sfizio o perché non sei riuscito a far colazione per paura di fare tardi. L'ultima pizzetta, magari anche offerta a qualcuno, giusto per la compagnia, i progetti per l'estate, la speranza di incontrarsi nei 3 mesi che precedono il nuovo anno scolastico, con qualche commento cattivo di chi sta per affrontare l'esame di maturità (me compresa, NdR), e infine l'attesa del pullman che ti riporta a casa, con l'mp3 nelle orecchie e qualche lacrima che trattieni a stento, pensando che, in fondo, è stato un bell'anno, anche se qualche volta credevi di voler buttare tutto all'aria per qualche incomprensione o qualche brutto voto.
Ma la sensazione di libertà dura poco. Appena arrivi a casa e metti a posto i libri dallo zaino, ti rendi conto di quanto devi studiare per affrontare la prova finale, e finisci con lo sperare che arrivi il più tardi possibile perché non hai abbastanza tempo per studiare tutti i programmi di tutte le materie.

Ormai manca poco. La maturità si avvicina.