lunedì 7 settembre 2009

Aggiornamento del solito test che ripeto quando non ho voglia di fare niente malgrado abbia un esame tra 3 giorni

1. ULTIMA SIGARETTA: devo ancora fumare la prima (come se ne avessi intenzione..)
2. ULTIMO BACIO: e chi se lo ricorda più...
3. ULTIMO BUON PIANTO: in realtà non era buono, visto che ero in preda ad un attacco isterico
4. ULTIMO LIBRO DI BIBLIOTECA RESTITUITO: L.A. Muratori - "Il Cristianesimo felice nelle missioni dei padri della Compagnia di Gesù nel Paraguai". Sempre quello...
5. ULTIMO FILM VISTO: "Fascisti su Marte" ieri notte
6. ULTIMO LIBRO LETTO: K. Hosseini - "Mille splendidi soli"
7. ULTIMA PAROLACCIA: Strano.. Non ne ho dette molte di recente... Non ricordo...
8. ULTIMA BEVANDA ALCOLICA BEVUTA: un goccio di vino a luglio
9. ULTIMO CIBO CONSUMATO: zuppa di lenticchie
10. ULTIMA COTTA: Giovedì pomeriggio tornando a casa: un tipo in una macchina.. Da paura *__*
11. ULTIMA TELEFONATA: stamattina, mia madre
12. ULTIMO SQUILLO: stamattina alla mia omonima
13. ULTIMO MESSAGGIO: qualche giorno fa', ho detto alla mia omonima che ero riuscita a prenotarmi per un esame (quello che ho tra 3 giorni, per intenderci...)
14. ULTIMO PROGRAMMA TV GUARDATO: "Gossip Girl"
15. ULTIMA DOCCIA FATTA: venerdì sera
16. ULTIME SCARPE INDOSSATE: Onitsuka Tiger bianche con le strisce blu
17. ULTIMO CD ASCOLTATO: Dream Theater - "Train of Thought"
18. ULTIMO ACQUISTO: gli ultimi 4 numeri di Hellsing
19. ULTIMO DOWNLOAD: "My gift to you" dei Korn
20. ULTIMA SECCATURA: l'esame imminente
21. ULTIMA DELUSIONE: l'ultima stagione di Lost...
22. ULTIMA COSA SCRITTA: il kanji di Mano
23. ULTIMO PULSANTE USATO: quello del telecomando della tv
24. ULTIMA FANTASIA SESSUALE: recentemente non ne ho... troppo presa dallo studio?
25. ULTIMO STRANO INCONTRO: probabilmente il chiropratico che mi sta curando... ogni volta che vado da lui mi stupisco sempre più del fatto che capisca che cos'ho semplicemente spingendomi un braccio verso il basso
26. ULTIMO GELATO MANGIATO: qualche cucchiaino del Carte d'Or al cioccolato
27. ULTIMA VOLTA CHE TI SEI INNAMORATA: mi chiedo se lo sia stata veramente
28. ULTIMA VOLTA CHE SEI STATA SGRIDATA: per il motivo del mio attacco isterico: mia madre mi stava sgridando perchè credeva che non avessi innaffiato le piante, quando in realtà si erano seccate per colpa dei 44°C all'ombra di quest'estate
29. ULTIMA SEDIA SU CUI TI SEI SEDUTA: quella della cucina
30. ULTIMO REGGISENO INDOSSATO: nero e comodo
31. ULTIMA MAGLIETTA INDOSSATA: quella dei Rem, comprata al concerto l'anno scorso
32. ULTIMA VOLTA CHE HAI BALLATO: l'headbanging di ieri notte vale? xD

"Oceano mare", citazioni - 2

In realtà, le ho solo copiate dal precedente post. Solo che mi sono resa conto che era troppo lungo (tanto valeva che copiassi l'intero libro, come mi ha fatto giustamente notare Corvo ;) ), così l'ho spezzato in due.
Sperando che trovi il tempo per la terza parte.

CAPITOLO III
Sera. Locanda Almayer. Stanza al primo piano, in fondo al corridoio. Scrittoio, lampada a petrolio, silenzio. Una vestaglia grigia con dentro Bartleboom. Due pantofole grigie con dentro i suoi piedi. Foglio bianco sullo scrittoio, penna e calamaio. Scrive, Bartleboom. Scrive.

Mia adorata,
sono arrivato al mare. Vi risparmio le fatiche e le miserie del viaggio: ciò che conta è che ora sono qui. La locanda è ospitale: semplice, ma ospitale. E' sul colmo di una piccola collina, proprio davanti alla spiaggia. La sera si alza la marea e l'acqua arriva fin quasi sotto alla mia finestra. E' come stare su una nave. Vi piacerebbe.
Io non sono mai stato su una nave.
Domani inizierò i miei studi. Il posto mi sembra ideale. Non mi nascondo la difficoltà dell'impresa, ma Voi sapete - Voi sola, al mondo - quanto io sia determinato a portare a termine l'opera che è stata mia ambizione convepire e intraprendere in un giorno fausto di dodici anni fa. Mi sarà di conforto immaginarVi in salute e in letizia d'animo.
Effettivamente non ci avevo mai pensato prima: ma davvero non sono mai stato su una nave.
Nella solitudine di questo luogo appartato dal mondo, mi accompagna la certezza che non vorrete, nella lontananza, smarrire il ricordo di colui che Vi ama e che sempre rimarrà il Vostro

Ismael A. Ismael Bartleboom

Posa la penna, piega il foglio, lo infila in una busta. Si alza, prende dal suo baule una scatola di mogano, solleva il coperchio, ci lascia cadere dentro la lettera, aperta e senza indirizzo. Nella scatola ci sono centinaia di buste uguali. Aperte e senza indirizzo.
Ha 38 anni, Bartleboom. Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da metter sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi, se non a lei? Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle
- Ti aspettavo.
Lei aprirà la scatola e lentamente, quando vorrà, leggerà le lettere ad una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu si prenderà gli anni - i giorni, gli istanti - che quell'uomo, prima ancora di conoscerla, già le aveva regalato. O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti a quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicento a quell'uomo
- Tu sei matto.
E per sempre lo amerà.


CAPITOLO V
Nel cerchio infinito del suo universo ottico la perfezione di quel moto oscillatorio formulava promesse che l'irripetibile unicità di ogni singola onda condannava a non esser mantenute. Non c'era verso di fermare quel continuo avvicendarsi di creazione e distruzione. I suoi occhi cercavano la verità descrivibile e regolamentata si un'immagine certa e completa: e finivano, invece, per corree dietro alla mobile indeterminazione di quell'andirivieni che qualsiasi sguardo scientifico cullava e derideva.
Era seccante. Bisognava fare qualcosa. Bartleboom fermò gli occhi. Li puntò davanti ai piedi, inquadrando un pezzo di spiaggia muto e immobile. E decise di aspettare. Doveva finirla di correre dietro a quell'altalena sfinente. Se Maometto non va alla montagna, eccetera eccetera, pensò. Prima o poi sarebbe entrato - nella cornice di quello sguardo che lui immaginava memorabile nella sua scientifica freddezza - il profilo esatto, orlato di schiuma, dell'onda che aspettava. E lì, essa si sarebbe fissata, come un'impronta, nella sua mente. E lui l'avrebbe capita. Questo era il piano. Con totale abnegazione Bartleboom si calò in un'immobilità senza sentimenti, trasformandosi, per così dire, in neutrale ed infallibile strumento ottico. Quasi non respirava. Nel cerchio fisso ritagliato dal suo sguardo calò un silenzio irreale, da laboratorio. Era come una trappola, imperturbabile e paziente. Aspettava la sua preda. E la preda, lentamente, arrivò. Due scarpe da donna. Alte, ma da donna.
- Voi dovreste essere Bartleboom.
Bartleboom, veramente, aspettava un'onda. O qualcosa del genere. Alzò lo sguardo e vide una donna, chiusa in un elegante mantello viola.
- Bartleboom, sì... professor Ismael Bartleboom.
- Avete perso qualcosa?
Bartleboom si rese conto che se ne era rimasto chino in avanti, ancora irrigidito nello scientifico profilo dello strumento ottico in cui si era tramutato. Si raddrizzò con tutta la naturalezza di cui fu capace. Pochissima.
- No. Sto lavorando.
- Lavorando?
- Sì, faccio... faccio delle ricerche, sapete, delle ricerche...
- Ah.
- Delle ricerche scientifiche, voglio dire...
- Scientifiche.
- Sì.
Silenzio. La donna si strinse nel suo mantello viola.
- Conchiglie, licheni, cose del genere?
- No, onde.
Così: onde.
- Cioè... vedete lì, proprio dove l'acqua arriva... sale sulla spiaggia poi si ferma... ecco, proprio quel punto, dove si ferma... dura proprio solo un attimo, guardate, ecco, ad esempio, lì... vedete che dura solo un attimo, poi sparisce, ma se uno riuscisse a fermare quell'attimo... quando l'acqua si ferma, proprio quel punto, quella curva... quello che io studio. Dove l'acqua si ferma.
- E cosa c'è da studiare?
- Be', è un punto importante... a volte non ci si fa caso, ma se ci pensate bene lì succede qualcosa di straordinario, di... straordinario.
- Veramente?
Bartleboom si sporse leggermente verso la donna. Si sarebbe detto che avesse un segreto da dire quando disse
- Lì finisce il mare.

sabato 5 settembre 2009

Immaginazione e descrizione

Scrivere, quando è fatto come si deve, (come potete star certi che ritengo di fare io) è solo un modo diverso di conversare: Come nessuno, che sappia il fatto suo, in buona compagnia, si azzarderebbe a dire tutto; - così nessun autore, che comprenda i giusti confini del decoro e della buona educazione, pretenderebbe di pensare tutto: Il rispetto più autentico che possiate dimostrare all'intelligenza del lettore, consiste nel fare amichevolmente a metà, e lasciargli qualcosa da immaginare, a sua volta, al pari di voi.
Per parte mia, non faccio che rivolgergli complimenti di questo genere, e faccio tutto quanto è in mio potere per mantenere occupata la sua fantasia quanto la mia.

Citazione da "La vita e le opinioni di Tristram Shandy, gentiluomo" di Laurence Sterne, volume 2 capitolo 9.

Tralasciando il fatto che sia oggettivamente l'unica frase di senso compiuto comprensibile alla sola prima lettura (ogni capitolo lo devo rileggere due volte perchè è talmente complesso e le punteggiature messe così male che la sola prima lettura non basta a capirlo... mi chiedo come cavolo lo darò 'st'esame...), è una frase che mi è piaciuta tantissimo ed è esattamente quello che mi aspetto da un qualsiasi libro: il giusto dosaggio di descrizioni che però lasciano anche spazio all'immaginazione.
Ed ecco spiegato con parole scritte nel 1760 perchè in seconda liceo non sia riuscita a finire di leggere "La storia" di Elsa Morante: se avessi letto questa frase all'epoca forse sarei riuscita a giustificarmi invece di prendere l'unico 2 in Italiano della mia vita (non sapendo come finiva, per la prof non mi ero minimamente azzardata a leggerlo). Ci sono talmente tante descrizioni che diventa monotono e si perde tutto il gusto della lettura. Tanto valeva comprare un catalogo fotografico della Roma del ventennio fascista...