domenica 30 novembre 2008

"Boris"

Serie TV "all'italiana", che io adoro e che non smetterò mai di consigliare a tutti, composta da due serie da 14 episodi, ognuno dei quali dura circa 25 minuti.

Ambientata del backstage di una soap opera (Gli occhi del cuore 2), con il regista Renè Ferretti, grandissimo artista costretto a produrre un prodotto che dire mediocre è dir poco per via della fretta e dei pochi soldi; l'assistente alla regia Arianna dell'Arti; il direttore della fotografia Duccio, costretto a fare una fotografia peggiore di uno spot pubblicitario "altrimenti la gente cambia canale" e per questo frustrato e tossicomane; Alessandro, lo stagista di regia, costretto a fare i lavori più umili e massacranti; Lorenzo, lo stagista di fotografia, detto "lo schiavo"; Itala, la segretaria che passa metà del tempo a farsi i fatti degli altri e l'altra metà ad ubriacarsi; Biascica, il capoelettricista, romanista fino al midollo; Stanis la Rochelle, il divo pagato più di tutta la produzione della serie messa insieme, convinto di essere il miglior attore del mondo; e Corinna, la raccomandata, pessima attrice con un pessimo carattere.
Nella seconda serie compariranno anche Cristina, figlia di un deputato, raccomandata anche lei, che sostituisce Corinna come protagonista, ma che si rivelerà essere peggiore di lei sia come persona che come attrice; e Karin, la "burina" della situazione, entrata nella serie perchè ha saputo gestire i suoi rapporti di letto (imitazione della Ferilli).

Il titolo della serie, Boris, è il nome del pesciolino rosso che Renè porta con sè sul set come mascotte portafortuna.

Nel corso della serie si alternano figure importanti come Corrado Guzzanti (nella seconda serie) che interpreta Mariano Giusti, un attore pazzo (ne "Gli occhi del cuore" interpreta il conte cattivo) il cui hobby è distruggere camerini e appiccare incendi, convinto di aver caricato in macchina Gesù Cristo sulla Roma-L'Aquila, e Padre Gabrielli, prete legato alla camorra che non ha mai tenuto una messa in vita sua, ora agente di Mariano; Massimiliano Bruno interpreta Nando Martellone, comico romano la cui battuta più famosa è "Bucio de culo!", divenuno la vena comica de "Gli occhi del cuore"; Giorgio Tirabassi interpreta Glauco, un amico di Renè, direttore di fotografia che si finge regista di successo; Margot Sikaboniy (la biondina di Un Medico in Famiglia), che interpreta la ragazza di Alessandro; Roberto Herlitzka, interpreta l'attore shakespeariano Orlando Serpentieri, costretto a interpretare Nonno Alberto nella soap per pagare alcuni debiti (il livello di bravura di Serpentieri è nettamente più alto di quello di Stanis e Corinna, perciò Renè lo invita a interpretare il suo ruolo "a cazzo di cane").
Altri personaggi abbastanza importanti, ma marginali nella storia, sono i tre sceneggiatori, visti più volte a fare di tutto (fare i giocolieri, ubriacarsi, parlare al telefono, fare il solitario al pc) fuorchè scrivere le sceneggiature. Quando li si vede effettivamente scrivere, utilizzano i tasti F1, F2 ecc. per scrivere più rapidamente le espressioni che devono assumere gli attori nelle scene (il più delle volte, il tasto scelto è F1: basito).

Boris è una critica bella e buona alla fiction italiana, ai motivi che spingono le varie case produttrici ad intraprendere tale strada e al modo in cui vengono scelti sia il cast che i "lavoratori" (macchinisti, elettricisti, truccatori, ecc.).
Gli attori sono bravissimi, in particolare Francesco Pannofino (Renè Ferretti) e Caterina Guzzanti (Arianna dell'Arti).
Battute storiche, che riecheggiano nella serie:
"Fammela un po'... a cazzo di cane" (una battuta tipica di Renè, nonchè cavallo di battaglia della serie)
"Corinna... Non mi devi rompere il cazzo!!!" (Renè, dopo che Corinna gli ha chiesto perchè deve dire una battuta piuttosto che un'altra dopo un cambio improvviso della sceneggiatura ordinato dalla produzione)
"Qui è un po' tutto troppo italiano" (Stanis, che odia la qualità degli attori italiani, avendo studiato recitazione all'estero)
"Duccio! Che faccio, smarmello?" "E smarmella!" (tipico scambio di battute tra Biascica e Duccio, in cui la parola "smarmellare" indica la completa apertura delle luci di scena, senza che si crei nessun effetto)
"Facciamoli scopare. Così, di botto, senza senso" "Genio!" (due sceneggiatori, in crisi per una scena che non riescono a scrivere, decidono di introdurre una scena d'amore tra Stanis e Corinna)
"Che culo che c'hai che sono eterosessuale. Si ero retrosessuale era tutta un'altra storia" (Biascica, riferito ad Alessandro, mentre questi lo aiuta ad installare un macchinario, mentre tutti in scena sono completamente nudi per convincere Corinna a girare la scena d'amore con Stanis).

Che altro dire? Ah sì: stanno scrivendo la sceneggiatura (vera) della terza serie, che si spera andrà in onda nella prossima primavera su Fox TV. Nel frattempo, scaricatela o aspettate che Rai Tre o La7 comprino i diritti per trasmetterla in chiaro.

sabato 29 novembre 2008

"Twilight"

Ebbene sì.
Purtroppo lo devo ammettere.
Anche io sono caduta nel pozzo di Twilight.

Ammetto di aver letteralmente divorato il libro (in 5 giorni, cosa che non facevo dai tempi di Harry Potter e l'Ordine della Fenice) e di aver visto il film da sola (gratis!!!), ma almeno non ho fatto la fine da me delle tanto odiate bimbeminkia che devono sapere vita-morte-opere-e -miracoli di tutto il cast del film e dell'autrice del libro... Sto addirittura aspettando a comprare gli altri 3 libri (sia per motivi di studio che per mancanza di pecunia), cosa che nessuna delle suddette bm avrebbe mai fatto. Almeno, io ed Edward Cullen in questo ci somigliamo: resistere alle tentazioni.
Andiamo per gradi.

Il libro.
Testo scorrevole, ma banale. Sia in quanto scontatezza della storia (classico amore impossibile) sia per i dialoghi e nel modo di scrivere, ma quest'ultimo difetto glielo lascio passare, visto che la storia è vista dagli occhi della protagonista, una ragazzina di 17 anni.
Malgrado il mio scetticismo, la storia mi ha preso, anche se non ne sono rimasta del tutto soddisfatta. Non sono riuscita a staccare gli occhi dalle pagine nemmeno per un secondo, ma la storia non mi ha coinvolto "in toto", come succede spesso quando leggo.
Unica consolazione: almeno non ho speso un capitale per l'edizione-con-copertina-rigida.

Il film.
Pochissimi tagli rispetto al libro, qualche aggiunta giusto per dare un po' di suspance in più e arricchire le parti un po' più romantiche (sempre se così si possono definire), e qualche battutina che non fa' mai male (il modo in cui è stato rappresentato Charlie, padre "all'improvviso" che tenta di recuperare il tempo perduto con la figlia mi è piaciuto).
Mi è piaciuto anche il fatto che siano stati lasciati i "monologhi" di Bella (la protagonista, nonchè narratrice della storia).
Attori, quasi tutti azzeccati. Forse si potevano applicare un po' di più nella scelta dei compagni di scuola di Bella e in un paio di membri della famiglia Cullen, ma per il resto mi aspettavo davvero molto peggio. Solo Esme me l'aspettavo biondo platino, invece l'hanno fatta castana... Mah, poco male.

In ogni caso, sia il libro che il film li consiglio solo se non avete niente di meglio da leggere/vedere. C'è davvero molto di meglio in giro.

martedì 25 novembre 2008

Anche per quest'anno...

...novembre è passato. E più in fretta del solito!

Cioè, in realtà i giorni sono sempre gli stessi, ma quest'anno sono riuscita a sopportarlo meglio del solito. Università, studio, manifestazioni e palestra sono serviti a qualcosa.

Sperando che con il mese se ne vada via anche il raffreddore...

domenica 9 novembre 2008

Soluzione!

Adoro ascoltare musica, in qualunque momento e in qualunque luogo. Anche (e direi soprattutto) quando navigo nel web, in particolare quando "sbircio" nei vari blog. Purtroppo, però, ho la pessima abitudine di aprirne almeno una decina contemporaneamente, nelle diverse schede di Firefox.
Capita, quindi, che i suddetti blog abbiano un iPod o similia incorporati, e parta una canzone in automatico con l'apertura del blog stesso. Il problema non è tanto il singolo iPod virtuale che parte, quanto TUTTI gli iPod virtuali che si aprono contemporaneamente, mandando in stereofonia 7-8 canzoni diverse, oltre a quella che stavo ascoltando io. E quindi devo partire in quarta a cercare il blog che ha acceso questo iPod e "spegnerlo". Il più delle volte, però, è impossibile, e non riesco a capire il perchè...
Dato che non sopporto l'ascoltare una canzone che non mi va' (non che abbia qualcosa contro i gusti degli autori dei blog, anzi, il più delle volte sono in sintonia con i miei. Solo che quando non mi va' di sentire una canzone, anche se mi piace, non mi va' e basta), il più delle volte sono costretta a spegnere le casse, e rinunciare a sentire anche la "mia" canzone.

Oggi ho finalmente risolto tutti i problemi della mia vita, e non riesco ancora a capacitarmi del fatto che non abbia mai pensato ad una cosa così semplice finora (demenza senile che ritorna...): ho collegato il mio Zen alle casse e disattivato l'audio del pc!!!

Di solito, è una cosa che faccio quando ho bisogno di sentire la musica mentre studio e il pc è spento. Sì, ho uno stereo in camera, a cui potrei sia collegare lo Zen sia ascoltare cd in formato mp3, ma ha certe casse che anche a volume bassissimo si sentono i bassi per tutto il condominio (eh sì... un Signor stereo), e non posso mettere le cuffie perchè se mia madre urla e strepita dall'altra parte della casa non la sento (cosa che effettivamente non mi dispiacerebbe, ma poi dovrei stare a sentire le sue cazziate per 20 minuti buoni). Le casse del mio pc sono piccole, il che mi permette di tenere la musica ad un volume ideale, sia per mantenere la concentrazione sia per ascoltare eventuali voci.

E adesso, finalmente, posso sentire la mia musica mentre navigo su internet... Per me è davvero una conquista!


(Per la cronaca, ora come ora sto ascoltando "Fields of gold" dei Police)

venerdì 7 novembre 2008

Abbronzato o no...

...datemi della stupida, della banale, della frivola, anche della corrotta (fascino da potere?), se voltete, ma a me, Obama piace davvero tanto (fisicamente, intendo).


(Citando le parole del mio ragazzo: a me, me piace 'o niro!)

Almeno per una volta, io e Berlusconi su un paio di cose siamo d'accordo: "E' bello e giovane". Sull'abbronzato avrei qualcosa da ridire...

Ora ce l'ha fatta. Speriamo che non lo facciano fuori tanto in fretta... (perchè purtroppo il rischio c'è)

giovedì 6 novembre 2008

"Lezione Ventuno"

Avrei preferito andarlo a vedere da sola, al massimo in compagnia del mio ragazzo o dei miei migliori amici (intellettualoidi come me), dato che le uniche due cose per cui mi sono dispiaciuta vedendo questo film erano la compagnia (mio padre) e la sala dell'unico cinema di Napoli che lo trasmetteva (Santo Subito il proprietario del Modernissimo!!!): venticinque miseri posti in una sala storta (la parete dove si trovava lo schermo era obliqua in profondità) e lo schermo che poteva benissimo essere l'LCD Aquos della Sharp che sta nel salone di casa mia (ma la cosa divertente di questa sala è che vedi il lettore della pellicola - che non so come si chiama - in azione).
Ma almeno mi sono presa un posto in prima fila, mettendomi comoda come meglio potevo (allungando le gambe, accavallandole o incrociandole a seconda dei dolorini sotto alle ginocchia), abbandonando mio padre e la sua (poca) vista nella terza fila.

Il film, grazie al quale sono riuscita a vedere Baricco-Dio-in-Terra di persona, è stato a dir poco sublime. Oltre a vedere John Hurt impersonificare uno dei miei personaggi baricchiani preferiti (il Prof. Killroy), l'intero film non è altro che la trasposizione su pellicola degli scritti di Baricco. Era come se le parole scritte su carta prendessero vita, come se qualcuno leggesse ad alta voce un suo libro.
I personaggi del film parlano come i personaggi "di carta": ti catturano con le loro parole, ma questa volta anche con i loro gesti e le loro espressioni. Il mondo fantastico in cui la "lezione ventuno" del professor Killroy prende vita e il fatto che i personaggi ogni tanto parlino nella telecamera non è altri che la verificazione di una delle tecniche di scrittura favorite da Baricco: le diverse chiavi di lettura di uno stesso argomento ("City" ne è un esempio), di cui gli stessi protagonisti si fanno anche narratori.
Anche i personaggi ottocenteschi che compaiono ogni tanto sono una delle cose più geniali che abbia mai visto in un film, specialmente quelli nudi con la pelle imbianchata dalla cipria e le parrucche femminili tipiche di quell'epoca.

Anche nella pellicola, Baricco riesce a catturare la tua anima e farla perdere per quei brevi istanti in quel mondo che lui ha creato. Solo che adesso, l'argomento è più intellettuale: in poco meno di due ore, riesce a farti capire che la Nona Sinfonia di Beethoven non è questo grande capolavoro come tutti lo conosciamo. Cioè, non dice che è orribile, che fa schifo e che sarebbe stato meglio che Beethoven si fosse dato all'ippica piuttosto che alla musica, ma ti fa' ragionare sul modo in cui oggi noi tutti valutiamo l'arte e tutte le cose che ci circondano: se tutti dicono che è bella, allora lo è di sicuro. Così si viene a perdere il vero messaggio dell'arte, cioè che deve suscitare delle emozioni. Ad esempio: noi diamo per scontato che la Monna Lisa di Leonardo sia un capolavoro inestimabile, e lo diamo per scontato, ma nel momento stesso in cui ce la troviamo davanti ne restiamo fortemente delusi (non è più grande di una foto ingrandita). Io per prima lo sono stata, quando l'ho vista due anni fa al Louvre. Mi ha, anzi, lasciato un'impronta molto più marcata La Vergine delle Rocce (sempre per rimanere in tema).
Lo stesso discorso vale per la Nona.


Come ho già detto, è un film "intellettuale", di quelli che andrebbero visti almeno un paio di volte per essere capiti a fondo (purtroppo non ce l'ho fatta in tempo a vederlo la seconda volta, visto che due giorni dopo che ero andata al cinema l'avevano tolto...), ma già alla prima ti cattura.
Baricco è eccezionale anche come regista. Molte riprese e molte scene credo che siano quasi impensabili, soprattutto in un ambiente come le montagne innevate, in cui avviene quasi tutta la storia (bellissima, nella scena iniziale, la bara che viene trasportata da degli uomini che pattinano sul ghiaccio). Gli attori, anche questi, eccezionali (Noah Taylor, il protagonista, in primis).
E' un film che ritengo essere stato molto sottovalutato, almeno in Italia (come tutti i film "di qualità", che siano italiani o no). Spero tanto che all'estero abbia più successo.

Se non l'avete visto la scorsa volta, rieccovi il trailer: http://video.tiscali.it/Fandango_TV/Cinema/15751.html

"Io uccido"

Sono in preda al totale cazzeggio dovuto all'occupazione dell'Università (non ho voglia di dilungarmi particolarmente sui pro e i contro della - ormai - legge Tremonti-Gelmini, perchè credo si sia già detto fin troppo), il che mi ha consentito di approfittarne e terminare la lettura di questo libro (e cominciarne anche un altro).

Come sempre, non voglio dilungarmi sulla trama, visto che vi basterebbe cercarla su un qualunque motore di ricerca (wikipedia e similia).

A grandi linee, la storia è ben sviluppata, e se vogliamo anche intrigante. Faletti (che ho scoperto da poco essere l'attore che interpreta il prof stronzo nel film "Notte prima degli esami" XD) scrive bene, anche quando da' vita a personaggi minori, che magari compaiono in un solo capitolo: li sviluppa e ti lascia coinvolgere anche nei loro stati d'animo e nella loro personalità, scrivendo in terza persona i loro pensieri.
E' anche molto intrigante il rituale con cui l'assassino sceglie le proprie vittime, lascia indizzi e poi le uccide, lasciando come marchio la scritta "Io uccido" col sangue delle vittime.

Nota positiva: al di là della storia e al modo di scrivere (elemento per me essenziale in un libro), ci sono anche molte frasi che secondo me devono essere messe nell'albo delle citazioni famose, come queste:
  • "Sai, Nicolas, a volte, quando penso alle cose che succedono nel mondo, cose come questa, come il World Trade Center, le guerre e tutto il resto, mi viene da pensare ai dinosauri. [...] Da un sacco di tempo tutti si affannano a cercare di capire il motivo della loro estinzione. Si chiedono perché questi animali che dominavano il mondo di colpo siano scomparsi. Forse fra tutte le spiegazioni la più valida è anche la più semplice. Forse sono morti perché sono impazziti tutti quanti. Proprio come noi. Ecco cosa siamo, nient'altro che dei piccoli dinosauri. E la nostra pazzia prima o poi sarà la causa della nostra fine".
  • Alzò gli occhi verso il cielo senza nuvole. I gabbiani giravano in alto, adesso, a osservare gli uomini e a cacciare i pesci. Erano gli unici punti bianchi in quell'azzurro addirittura sfacciato. La giornata era fantastica. Da quando era iniziata tutta quella storia, sembrava che il tempo avesse deciso di non curarsi delle miserie umane e proseguire verso l'estate per conto proprio. Non una sola nube era venuta, neppure per un istante, a colpire il sole. Pareva che qualcuno, da qualche parte, avesse deciso di lasciare agli esseri umani, e solo a loro, la gestione della luce e del buio. Signori e padroni delle propie eclissi.
  • C'era una clessidra rotta nelle nebbie del suo sonno, un tempo sommerso dalla sabbia che si era sparsa nella sua memoria. Qui, nel mondo reale, quella clessidra continua a ruotare sul suo asse e nessuno la romperà mai. Andranno in frantumi le illusioni come da sempre succede, ma quell'infrangibile clessidra no, continuerà a girare all'infinito, persino quando non ci sarà più nessuno a contare il tempo che sta segnando.
  • "Silenzio assoluto. Tutto tace. Dopo un attimo di luce, stiamo di nuovo dando la caccia alle ombre. C'è la polizia di mezza Europa che sta correndo dietro alla sua stessa coda e, come diceva il commissario Hulot..." [...] "...sotto a una coda ci trovi solo un buco del culo"
Nota negativa: i personaggi principali sembrano uscire tutti dall'ultimo numero di "Depressione Oggi". Hanno tutti una storia alle spalle che dire tragica è dir poco, il che li rende poco credibili e banalizza un po' l'andamento della storia. Cioè, sembra che in ogni storia poliziesca ci sia il bisogno impellente del poliziotto dal passato tragico che bisogna compatire e ammirare per la sua volontà di andare avanti nonostante tutto.
Solito vecchio brodo, insomma, che qui viene estremizzato fino a risultare antipatico.
Per il resto, è una buona lettura, scorrevole e piacevole.