venerdì 30 novembre 2007

Primi 2 mesi

Eccomi qui. Sono quasi le 11 di sera, e sto guardando la replica di ieri sera dello spettacolo di Benigni (benedetto sia RaiSat e chi lo ha inventato), stesa sul letto, e in attesa di una telefonata.

La situazione all'università sta davvero degenerando. Quasi mi dispiace il fatto che a dicembre finiscano le lezioni di Letteratura Giapponese. La ricerca di tutti i doppi sensi che la prof dice si fa sempre più minuziosa. Grazie a tutto questo, e in particolare all’analisi del Genji Monogatari (Storia di Genji), abbiamo intenzione di comporre il Rokko Monogatari, ossia la storia di Rocco Siffredi. Non potreste mai immaginare quante cose in comune hanno quei due. Non so se effettivamente la prima cosa che hanno in comune sia quella che si pensa immediatamente nello stesso momento in cui si sente parlare di Rocco (tralasciando i particolari, che potrebbero esserci i bambini su internet), quanto il fatto che entrambi erano dei grandissimi “amanti” (e qui le virgolette erano d’obbligo).
Insomma, il Genji Monogatari tratta della vita sessuale degli antichi giapponesi. Motivo per cui il Rokko Monogatari era obbligatorio stendere.

Tornando seria (anche se davvero ce ne vuole), ho notato che effettivamente questi miei primi due mesi di università sono passati come niente. E sto seriamente prendendo in considerazione il fatto che se anche i prossimi due mesi passeranno così velocemente, mi troverò a pochi giorni dagli esami senz’aver fatto un emerito cavolo. E’ giunto il momento che inizi seriamente a studiare. Ma la prospettiva non mi spaventa, né mi sconvolge e neppure mi deprime, come quando mi succedeva al liceo. Ho voglia di studiare, e soprattutto ho voglia di andare a seguire le lezioni, di qualunque lezione si tratti. Quelle di Giapponese in primis, ma anche le altre, anche perché sono interessantissime, e anche se la cosa che viene spiegata magari è “inutile” (parlando secondo l’etica liceale), è il professore stesso, quando te la spiega, a rendertela interessante, e ti appassiona, e tu ne vuoi sapere sempre di più. È questo il bello dell’università. L’approccio con le materie è completamente diverso.

Ma la vera diversità, che ho capito da poco, e mi ritengo alquanto fortunata per questo, è proprio l’ambiente che si vive alla mia università. A sentir parlare gli altri miei amici, l’università è peggio del liceo, in quanto ambiente. Nel senso che trovi una quantità immensa di ragazzi con la puzza sotto al naso, che sono lì solo grazie ad un qualche aiuto del parentado, che invece di aiutarsi tra di loro si sfidano a suon di voti agli esami. Invece, all’Orientale non è così. C’è un’atmosfera amichevole, che ti invita a stare lì anche solo a non fare niente, e che ti fa sentire bene anche se sei discriminato dalla “società”. Credo che l’Orientale sia l’università per eccellenza: aperta a tutto e a tutti nel vero senso della parola. Se di nome ti apre alle diverse culture del mondo, di fatto le accoglie e le raggruppa. Puoi davvero trovare tutti i tipi di persone, e nessuno che sia colto dai pregiudizi, anzi, l’esatto opposto. Tutti vogliono essere amici di tutti, dallo straniero al gay. Nessuno è discriminato, nessuno è giudicato, tutti sono accolti da tutti, indifferentemente. È questa per me l’università. Un ambiente aperto in tutti i sensi, e che ti invoglia ad aprirti al mondo e alle sue realtà.

Sono contenta della mia scelta. Sono davvero felicissima di essere capitata in questo ambiente e aver trovato il gruppo di colleghi con cui sto condividendo questa splendida esperienza, e non me ne pentirò mai.

1 commento:

Fabio ha detto...

Bellu bellu!!! Anche a me è coshi!!! Anche IngInf!!! Siamo tutti pazzi sclerotici che ci facciamo gli scherzi con i PC e ridiamo tanto tra noi! Quelli con la puzza sotto al naso fanno giurisprudenza, medicina e lettere!!!
MA NOI SHIAMO PIU' BELLI :) EMARGINATI E BUONI!!!