Ebbene sì: ho finalmente iniziato l'università, e mi sto divertendo da pazzi!
Le giornate universitarie sono assurde: si alternano giorni in cui si accavallano corsi su corsi, e altri in cui hai un'infinità di ore di spacco tra una lezione e l'altra.
Ma la compagnia è buona, e la voglia di fare (ma soprattutto quella di cazzeggiare) non ci manca.
E' un ambiente stupendo, anche se cambia a seconda della sede in cui devo andare. Ma Palazzo Corigliano è una reggia in tutto e per tutto, e per fortuna, la sede della mia facoltà è questa, quindi la maggior parte dei corsi che devo seguire si tengono qui.
In più, ho ritrovato il mio amore perduto per il venerdì.
Da quando ero piccola non sono quasi mai andata a sucola il sabato (non bigiavo, era semplicemente chiusa la scuola), tranne che nei tre anni delle medie e l'ultimo anno di liceo, in cui il sabato, a lezione, ero tutto meno che sveglia.
Il venerdì universitario si articola in questo modo:
dalle 8 alle 9.50: Letteratura Italiana: prima ora di lezione appunti, seconda lettura della Gerusalemme Liberata, cioè si dorme;
dalle 9.50 alle 10: Show di Lotta libera per prendere i posti per la lezione di Lingua Giapponese;
dalle 10 alle 12: Lingua Giapponese con il terrore di essere presi dalla prof e interrogati;
dalle 12 alle 15: Cazzeggio (e in queste tre ore accade davvero di tutto... dall'imitazione del papa e di Mussolini dalle balconate alla trascrizione di termini assurdi in giapponese alla lettura delle carte in "aula studio");
dalle 15 alle 17: Letteratura Giapponese classica, ossia dormita colossale causata dalla monotonia della voce della prof, e l'unico modo per rimandere svegli è cercare di trovare più doppi sensi possibili nelle poesie e nelle parole della stessa prof, e, in assenza dei quali, trovare argomenti inutili per passare il tempo (ad esempio il fatto che la prof non abbia i due denti incisivi superiori).
Insomma, tutto si fa meno che studiare.
Le giornate universitarie sono assurde: si alternano giorni in cui si accavallano corsi su corsi, e altri in cui hai un'infinità di ore di spacco tra una lezione e l'altra.
Ma la compagnia è buona, e la voglia di fare (ma soprattutto quella di cazzeggiare) non ci manca.
E' un ambiente stupendo, anche se cambia a seconda della sede in cui devo andare. Ma Palazzo Corigliano è una reggia in tutto e per tutto, e per fortuna, la sede della mia facoltà è questa, quindi la maggior parte dei corsi che devo seguire si tengono qui.
In più, ho ritrovato il mio amore perduto per il venerdì.
Da quando ero piccola non sono quasi mai andata a sucola il sabato (non bigiavo, era semplicemente chiusa la scuola), tranne che nei tre anni delle medie e l'ultimo anno di liceo, in cui il sabato, a lezione, ero tutto meno che sveglia.
Il venerdì universitario si articola in questo modo:
dalle 8 alle 9.50: Letteratura Italiana: prima ora di lezione appunti, seconda lettura della Gerusalemme Liberata, cioè si dorme;
dalle 9.50 alle 10: Show di Lotta libera per prendere i posti per la lezione di Lingua Giapponese;
dalle 10 alle 12: Lingua Giapponese con il terrore di essere presi dalla prof e interrogati;
dalle 12 alle 15: Cazzeggio (e in queste tre ore accade davvero di tutto... dall'imitazione del papa e di Mussolini dalle balconate alla trascrizione di termini assurdi in giapponese alla lettura delle carte in "aula studio");
dalle 15 alle 17: Letteratura Giapponese classica, ossia dormita colossale causata dalla monotonia della voce della prof, e l'unico modo per rimandere svegli è cercare di trovare più doppi sensi possibili nelle poesie e nelle parole della stessa prof, e, in assenza dei quali, trovare argomenti inutili per passare il tempo (ad esempio il fatto che la prof non abbia i due denti incisivi superiori).
Insomma, tutto si fa meno che studiare.
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