giovedì 6 novembre 2008

"Io uccido"

Sono in preda al totale cazzeggio dovuto all'occupazione dell'Università (non ho voglia di dilungarmi particolarmente sui pro e i contro della - ormai - legge Tremonti-Gelmini, perchè credo si sia già detto fin troppo), il che mi ha consentito di approfittarne e terminare la lettura di questo libro (e cominciarne anche un altro).

Come sempre, non voglio dilungarmi sulla trama, visto che vi basterebbe cercarla su un qualunque motore di ricerca (wikipedia e similia).

A grandi linee, la storia è ben sviluppata, e se vogliamo anche intrigante. Faletti (che ho scoperto da poco essere l'attore che interpreta il prof stronzo nel film "Notte prima degli esami" XD) scrive bene, anche quando da' vita a personaggi minori, che magari compaiono in un solo capitolo: li sviluppa e ti lascia coinvolgere anche nei loro stati d'animo e nella loro personalità, scrivendo in terza persona i loro pensieri.
E' anche molto intrigante il rituale con cui l'assassino sceglie le proprie vittime, lascia indizzi e poi le uccide, lasciando come marchio la scritta "Io uccido" col sangue delle vittime.

Nota positiva: al di là della storia e al modo di scrivere (elemento per me essenziale in un libro), ci sono anche molte frasi che secondo me devono essere messe nell'albo delle citazioni famose, come queste:
  • "Sai, Nicolas, a volte, quando penso alle cose che succedono nel mondo, cose come questa, come il World Trade Center, le guerre e tutto il resto, mi viene da pensare ai dinosauri. [...] Da un sacco di tempo tutti si affannano a cercare di capire il motivo della loro estinzione. Si chiedono perché questi animali che dominavano il mondo di colpo siano scomparsi. Forse fra tutte le spiegazioni la più valida è anche la più semplice. Forse sono morti perché sono impazziti tutti quanti. Proprio come noi. Ecco cosa siamo, nient'altro che dei piccoli dinosauri. E la nostra pazzia prima o poi sarà la causa della nostra fine".
  • Alzò gli occhi verso il cielo senza nuvole. I gabbiani giravano in alto, adesso, a osservare gli uomini e a cacciare i pesci. Erano gli unici punti bianchi in quell'azzurro addirittura sfacciato. La giornata era fantastica. Da quando era iniziata tutta quella storia, sembrava che il tempo avesse deciso di non curarsi delle miserie umane e proseguire verso l'estate per conto proprio. Non una sola nube era venuta, neppure per un istante, a colpire il sole. Pareva che qualcuno, da qualche parte, avesse deciso di lasciare agli esseri umani, e solo a loro, la gestione della luce e del buio. Signori e padroni delle propie eclissi.
  • C'era una clessidra rotta nelle nebbie del suo sonno, un tempo sommerso dalla sabbia che si era sparsa nella sua memoria. Qui, nel mondo reale, quella clessidra continua a ruotare sul suo asse e nessuno la romperà mai. Andranno in frantumi le illusioni come da sempre succede, ma quell'infrangibile clessidra no, continuerà a girare all'infinito, persino quando non ci sarà più nessuno a contare il tempo che sta segnando.
  • "Silenzio assoluto. Tutto tace. Dopo un attimo di luce, stiamo di nuovo dando la caccia alle ombre. C'è la polizia di mezza Europa che sta correndo dietro alla sua stessa coda e, come diceva il commissario Hulot..." [...] "...sotto a una coda ci trovi solo un buco del culo"
Nota negativa: i personaggi principali sembrano uscire tutti dall'ultimo numero di "Depressione Oggi". Hanno tutti una storia alle spalle che dire tragica è dir poco, il che li rende poco credibili e banalizza un po' l'andamento della storia. Cioè, sembra che in ogni storia poliziesca ci sia il bisogno impellente del poliziotto dal passato tragico che bisogna compatire e ammirare per la sua volontà di andare avanti nonostante tutto.
Solito vecchio brodo, insomma, che qui viene estremizzato fino a risultare antipatico.
Per il resto, è una buona lettura, scorrevole e piacevole.

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