lunedì 7 settembre 2009

"Oceano mare", citazioni - 2

In realtà, le ho solo copiate dal precedente post. Solo che mi sono resa conto che era troppo lungo (tanto valeva che copiassi l'intero libro, come mi ha fatto giustamente notare Corvo ;) ), così l'ho spezzato in due.
Sperando che trovi il tempo per la terza parte.

CAPITOLO III
Sera. Locanda Almayer. Stanza al primo piano, in fondo al corridoio. Scrittoio, lampada a petrolio, silenzio. Una vestaglia grigia con dentro Bartleboom. Due pantofole grigie con dentro i suoi piedi. Foglio bianco sullo scrittoio, penna e calamaio. Scrive, Bartleboom. Scrive.

Mia adorata,
sono arrivato al mare. Vi risparmio le fatiche e le miserie del viaggio: ciò che conta è che ora sono qui. La locanda è ospitale: semplice, ma ospitale. E' sul colmo di una piccola collina, proprio davanti alla spiaggia. La sera si alza la marea e l'acqua arriva fin quasi sotto alla mia finestra. E' come stare su una nave. Vi piacerebbe.
Io non sono mai stato su una nave.
Domani inizierò i miei studi. Il posto mi sembra ideale. Non mi nascondo la difficoltà dell'impresa, ma Voi sapete - Voi sola, al mondo - quanto io sia determinato a portare a termine l'opera che è stata mia ambizione convepire e intraprendere in un giorno fausto di dodici anni fa. Mi sarà di conforto immaginarVi in salute e in letizia d'animo.
Effettivamente non ci avevo mai pensato prima: ma davvero non sono mai stato su una nave.
Nella solitudine di questo luogo appartato dal mondo, mi accompagna la certezza che non vorrete, nella lontananza, smarrire il ricordo di colui che Vi ama e che sempre rimarrà il Vostro

Ismael A. Ismael Bartleboom

Posa la penna, piega il foglio, lo infila in una busta. Si alza, prende dal suo baule una scatola di mogano, solleva il coperchio, ci lascia cadere dentro la lettera, aperta e senza indirizzo. Nella scatola ci sono centinaia di buste uguali. Aperte e senza indirizzo.
Ha 38 anni, Bartleboom. Lui pensa che da qualche parte, nel mondo, incontrerà un giorno una donna che, da sempre, è la sua donna. Ogni tanto si rammarica che il destino si ostini a farlo attendere con tanta indelicata tenacia, ma col tempo ha imparato a considerare la cosa con grande serenità. Quasi ogni giorno, ormai da anni, prende la penna in mano e le scrive. Non ha nomi e non ha indirizzi da metter sulle buste: ma ha una vita da raccontare. E a chi, se non a lei? Lui pensa che quando si incontreranno sarà bello posarle sul grembo una scatola di mogano piena di lettere e dirle
- Ti aspettavo.
Lei aprirà la scatola e lentamente, quando vorrà, leggerà le lettere ad una ad una e risalendo un chilometrico filo di inchiostro blu si prenderà gli anni - i giorni, gli istanti - che quell'uomo, prima ancora di conoscerla, già le aveva regalato. O forse, più semplicemente, capovolgerà la scatola e attonita davanti a quella buffa nevicata di lettere sorriderà dicento a quell'uomo
- Tu sei matto.
E per sempre lo amerà.


CAPITOLO V
Nel cerchio infinito del suo universo ottico la perfezione di quel moto oscillatorio formulava promesse che l'irripetibile unicità di ogni singola onda condannava a non esser mantenute. Non c'era verso di fermare quel continuo avvicendarsi di creazione e distruzione. I suoi occhi cercavano la verità descrivibile e regolamentata si un'immagine certa e completa: e finivano, invece, per corree dietro alla mobile indeterminazione di quell'andirivieni che qualsiasi sguardo scientifico cullava e derideva.
Era seccante. Bisognava fare qualcosa. Bartleboom fermò gli occhi. Li puntò davanti ai piedi, inquadrando un pezzo di spiaggia muto e immobile. E decise di aspettare. Doveva finirla di correre dietro a quell'altalena sfinente. Se Maometto non va alla montagna, eccetera eccetera, pensò. Prima o poi sarebbe entrato - nella cornice di quello sguardo che lui immaginava memorabile nella sua scientifica freddezza - il profilo esatto, orlato di schiuma, dell'onda che aspettava. E lì, essa si sarebbe fissata, come un'impronta, nella sua mente. E lui l'avrebbe capita. Questo era il piano. Con totale abnegazione Bartleboom si calò in un'immobilità senza sentimenti, trasformandosi, per così dire, in neutrale ed infallibile strumento ottico. Quasi non respirava. Nel cerchio fisso ritagliato dal suo sguardo calò un silenzio irreale, da laboratorio. Era come una trappola, imperturbabile e paziente. Aspettava la sua preda. E la preda, lentamente, arrivò. Due scarpe da donna. Alte, ma da donna.
- Voi dovreste essere Bartleboom.
Bartleboom, veramente, aspettava un'onda. O qualcosa del genere. Alzò lo sguardo e vide una donna, chiusa in un elegante mantello viola.
- Bartleboom, sì... professor Ismael Bartleboom.
- Avete perso qualcosa?
Bartleboom si rese conto che se ne era rimasto chino in avanti, ancora irrigidito nello scientifico profilo dello strumento ottico in cui si era tramutato. Si raddrizzò con tutta la naturalezza di cui fu capace. Pochissima.
- No. Sto lavorando.
- Lavorando?
- Sì, faccio... faccio delle ricerche, sapete, delle ricerche...
- Ah.
- Delle ricerche scientifiche, voglio dire...
- Scientifiche.
- Sì.
Silenzio. La donna si strinse nel suo mantello viola.
- Conchiglie, licheni, cose del genere?
- No, onde.
Così: onde.
- Cioè... vedete lì, proprio dove l'acqua arriva... sale sulla spiaggia poi si ferma... ecco, proprio quel punto, dove si ferma... dura proprio solo un attimo, guardate, ecco, ad esempio, lì... vedete che dura solo un attimo, poi sparisce, ma se uno riuscisse a fermare quell'attimo... quando l'acqua si ferma, proprio quel punto, quella curva... quello che io studio. Dove l'acqua si ferma.
- E cosa c'è da studiare?
- Be', è un punto importante... a volte non ci si fa caso, ma se ci pensate bene lì succede qualcosa di straordinario, di... straordinario.
- Veramente?
Bartleboom si sporse leggermente verso la donna. Si sarebbe detto che avesse un segreto da dire quando disse
- Lì finisce il mare.

1 commento:

Cindry ha detto...

Ciao, citazioni bellissime di un libro fantastico letto tanti anni fa.
Ho appena pubblicato nel mio blog una foto che mi ha ricordato tanto Oceano mare, se vuoi dimmi cosa ne pensi.