giovedì 18 settembre 2008

23/07/2008: Concerto R.E.M.

Tendendo fede al promemoria che ho scritto più di un mese fa', adesso vi parlerò del concerto dei R.E.M., che dopo la bellezza di 12 anni sono tornati a Napoli.

Premetto, però, che di tutte le canzoni che hanno suonato ne conoscevo a memoria 4 o 5 al massimo, e delle altre non conoscevo neanche il titolo (ovviamente mi sono rifatta scaricando discografia e scaletta..) ma è stato davvero un Signor Concerto.
Gli Editors (gruppo che li ha preceduti sul palco) mi hanno davvero stupito. Me li avevano descritti come "la verisione pallosa dei Radiohead", e invece erano l'esatto opposto (senza togliere nulla ai Radiohead). Incalzanti, energetici... un misto tra punk, ska e rock. Hanno davvero meritato. Qualcuno addirittura era lì solo per loro (sinceramente non li ho capiti: più di 30 euro di biglietto, almeno guardateli i R.E.M.!!!). Peccato che abbiano suonato solo per poco più di 40 minuti...
I R.E.M. hanno suonato per quasi 2 ore, e in pù sono stati puntuali: alle 21.05 erano sul palco. Scenografia spettacolare, con dei led luminosi che fungevano da maxi-schermo con vari effetti visivi.
Michael Stipe è un palcoscenico vivente: ogni canzone aveva la sua "coreografia" e lui la interpretava magistralmente (tralasciando i tentativi di spogliarello e "movimenti sexy"). Non sembrava proprio che avesse i suoi 50 anni suonati. In più ha delle mani semplicemente enormi.
Ovviamente alla fine del concerto è stato abbastanza scontato. Ha fatto gli auguri ad una ragazza
che aveva scritto su un cartellone "Today's my birthday", ha ringraziato tutti per l'affetto ed ha terminato il tutto con un "I love Naples. The last time I came, I came as a tourist, and visited the best street - probabilmente via Caracciolo -, ate the best food and enjoied the isle of Capri"... cose del genere (c'era tanta folla, non si capiva quasi niente). Scontatissimo, ma chissene!

Ma ecco il resoconto della serata.
Arrivo alle 17.40. Le mie compagne di avventura erano puntualmente in ritardo.
Ammazzo il tempo comprando la maglietta dei R.E.M. e stanto un po' al telefono col mio ragazzo. Le mie compagne finalmente arrivano, e verso le 18.30 entriamo, giusto il tempo di perdere un po' di tempo tra le varie bancarelle (Burn Energy Drink gratis, CocaCola Zero gratis, spruzzata di Autan gratis appena entrate, collane porta-cellulare di Alice gratis, cappellini e magliette della EasyJet gratis, ma soprattutto CAFFE' GRATIS!!! In compenso, birra a 5 €...), poi devidiamo di spostarci sotto al palco.



Il motto della serata era "Oh, life is bigger", il primo verso di "Losing my religion", unica canzone che avevamo appurato di sapere tutte e 3 interamente a memoria. Lo cantavamo ogni 5 minuti.
Dopo qualche minuto, arrivano gli Editors. Non c'era tantissima gente attorno a noi, così abbiamo potuto ballare e saltare come delle deficienti (l'effetto della Burn comingiava a farsi sentire). La cosa più bella, oltre alla "bellezza" del cantante e l'em-ezza del chitarrista (eh sì, purtroppo era un tantino emo...), era un ragazzino di 16 o 17 anni che stava vicino a noi e che ha suonato una air-guitar per tutta la durata del concerto degli Editors. Poi, misteriosamente, è sparito.


Finiti gli Editors (che scopriamo essere il gruppo-spalla fisso dei R.E.M.), aspettiamo qualche minuto e decidiamo di andarci a sedere sull'erba. Nemmeno il tempo di girarci che rinunciamo: notiamo una folla a dir poco immensa che si stava avvicinando al palco, e decidiamo di non muoverci da dov'eravamo (avevamo trovato un buon posto, centrale e abbastanza vicino al palco, e attorno a noi c'erano persone di più di 30 anni, quindi tranquillissimo).
Alle 21.05 si spengono le luci e si accendono i led/schermi giganti. Con una puntualità assurda, i R.E.M. cominciano a suonare e da quel momento non si è capito più nulla. Urla, battiti di mani, salti, qualche pogata quando Stipe si è avvicinato alle transenne (permettendoci di avanzare di qualche metro e allontanarci dal solito armadio di 2 metri che si piazza davanti a te), foto sceme e totalmente inutili di noi tre e, sopra ogni cosa, l'Amabile Contessa Carlotta, una bottiglia di vino che ha contribuito al nostro delirio.
Tenendo fede al nostro motto, quando hanno suonato "Losing my religion non abbiamo davvero capito più niente.



Alla fine del concerto, siamo andate alla ricerca del pezzo di collana che avevo perso e che ho misteriosamente ritrovato, abbiamo perso qualche minuto al bagno per tornare a sembrare decenti dopo aver urlato e sudato come delle invasate e terminato il tutto con una rapida seduta sull'erba (quella che avevamo intenzione di fare dopo gli Editors).
Insomma, davvero una gran bella serata.

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